21 aprile 2006

Alfred Rosenberg contro Carl Schmitt: 5. Nella lotta per il potere nel presente.

Nella lotta per il potere nel presente

Per lo sviluppo del potere del cattolicesimo rispetto al Terzo Reich Schmitt vede le seguenti possibilità: nel 1934 dice in “Stato, Movimento, Popolo” (pag. 17): “Finché la Chiesa non eleva nessuna pretesa di totalità, essa può trovare il suo posto nella sfera dell’amministrazione autonoma (del popolo. L’autore); ma se essa avanza la pretesa politica di totalità, questo significa che essa da sé pretende di assegnare il loro posto a Stato, movimento, popolo e vuole distinguere amico e nemico del popolo con propri criteri” [45]. La Chiesa è in sé una pura “comunità religiosa”; ma essa pretende dal suo membro che “soffra per lei la morte dei martiri”, cosicchè “diventa una grandezza politica; le sue guerre sante e le crociate sono azioni, che si basano su una decisione di ostilità come altre guerre” (46).
Appare attuale anche l’accenno secondo cui “allo stesso modo il potere di uno Stato sedicente neutrale in campo confessionale trova in ogni caso facilmente un limite nelle convinzioni confessionali (47)” (48). In “Cattolicesimo romano e forma politica” (con Imprimatur) Carl Schmitt ha formulato il senso del suo lavoro nel modo che segue: “La giurisprudenza è un eccellente mezzo per il dominio delle forme politiche, in particolare dello Stato. Con la sua superiorità formale, la giurisprudenza può facilmente assumere, nei confronti di forme politiche diverse, un atteggiamento simile a quello del cattolicesimo, proprio collegandosi positivamente a disparati complessi di potere, con questo presupposto, che già il solo fatto che ci sia un ‘ordine costituito’ è sufficiente a far esistere un minimo di forma” (49). In questa utilizzazione delle forme politiche per i suoi scopi – pensa Schmitt – si potrebbe essere di larghe vedute nella scelta dell’organizzazione ideologica, in cui il cattolico opera: “vi sono cattolici tatticamente alleati con quel socialismo che altri cattolici considerano diabolico” (50). “È infatti capace di unirsi a correnti e a gruppi contrapposti, e migliaia di volte si è potuto rinfacciarle con quali diversi regimi e partiti, in paesi diversi, sia entrata in coalizione; come, secondo la congiuntura politica, si sia alleata con gli assolutisti o con i monarcomachi; come, durante la Santa Alleanza, dopo il 1815, sia stata scudo della reazione e nemica di tutte le libertà liberali, particolarmente la libertà di stampa e di insegnamento, che rivendicava per sé esercitando una dura opposizione; come predichi sul continente europeo il legame di trono ed altare e nelle democrazie contadine dei cantoni svizzeri o nel Nord America sappia schierarsi a favore di una convinta democrazia” (51).
In piena linea di disimpegno da una linea politica è la postfazione alla prima edizione del “Concetto del politico”, scritta un anno dopo le elezioni del settembre 1930. “Per il mutamento e l’ulteriore svolgimento del ragionamento preferirei attendere di vedere quali insegnamenti e punti di vista si affermeranno in modo decisivo nella nuova discussione del problema politico che è in corso, in modo assai vitale, da circa un anno” [52].

* Traduzione dal tedesco di Antonio Caracciolo, apparsa in "Behemoth, n. 5, gennaio-giugno 1989, p. 29-38.

NOTE

[45] CS, Staat, Bewegung, Volk, cit., 17.
(46) CS, Der Begriff des Politischen, ed. 1932, p. 36; nell’edizione del 1933. L’ultima frase (p. 30) dice: “...che possono aver fondamento in una definizione del nemico particolarmente schietta e profonda (= politica; L’autore”).
(47) Così nell’edizione 1933; ed. 1932: “religiose”.
(48) CS, Der Begriffdes Politischen, ed. 1933, p. 22.
(49) CS, Römischer Katholizismus..., cit., 62.
(51)) Ivi, 10.
(51) CS, Römischer Katholizismus..., cit., 9-11.
[52] Anche nell’edizione Berlino 1963, qui p. 96.

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