21 aprile 2006

Alfred Rosenberg contro Carl Schmitt: 2. Successori spirituali dei Grandi Inquisitori.

Successori spirituali dei Grandi Inquisitori

Questo sguardo alle contraddizioni interne, prese da un materiale abbondante, potrebbe indurre alla convinzione di trovarsi di fronte ad un esempio di completa mancanza di carattere politico. Ma si può dimostrare una linea continua, che passa assai chiaramente per tutti gli scritti: all’ombra dei concetti giuridici e politici si nasconde il potere della Chiesa Cattolica. Cosa ha propriamente a che fare la Chiesa Cattolica con i concetti del diritto pubblico? Invero, riteniamo che non dovrebbe avervi nulla a che fare, conformemente alla sua essenza e nel suo beninteso interesse: e proprio nel suo interesse facciamo qui vedere un orientamento intellettuale che con danno reciproco vuole unire nel diritto pubblico tutte e due le cose, la professione di fede cattolica e il potere temporale. “Ad ogni cambiamento della situazione politica vengono cambiati a quanto pare tutti i principi, eccetto quello, il potere del cattolicesimo” (19). Alla Chiesa cattolica Carl Schmitt aderisce appassionatamente: “È di nuovo la dottrina della Chiesa cattolica romana, che ha qui raggiunto la più grande chiarezza metodica e perciò anche la più forte stabilità storica: il papa infallibile, in questo senso il più assoluto, quale sulla terra si può appena immaginare, è nulla riguardo alla sua persona, è soltanto uno strumento, il luogotenente di Cristo sulla terra, servus servorum Dei” (20), e si mette in atteggiamento protettivo davanti agli attacchi contro gli errori dei papi: “Si deve ripetere che si tratta non dei singoli papi e nemmeno di ciò che singoli papi hanno pensato o fatto ma dell’idea del papato, a cui non si rende ancora giustizia con simili aneddoti storico-culturali” (21). È in ansia per il destino della Chiesa cattolica: “Può avere conseguenze imprevedibili, se il clero cattolico-romano dell’Europa non è più reclutato in prevalenza dalla popolazione contadina, ma la massa degli ecclesiastici proviene dalle grandi città” (22). Del “filosofo cattolico dello Stato” Cortés [23] dice che è “spesso sconvolgente la sua intuizione nelle materie spirituali” [24]. Questi ha scritto “ l’aperçu più sorprendente sul liberalismo occidentale” [25]. Egli esalta “la consapevole grandezza di un successore spirituale dei Grandi Inquisitori” (26). Preoccupato, difende l’amore cristiano per il nemico dal rimprovero che esso potrebbe venire forse interpretato nel senso di un concetto politico come incitamento ad aiutare i nemici politici del suo proprio popolo (27). Tanto più marcato è lo zelo confessionale rispetto al sentimento popolare: “La Berlino di oggi è più vicina a New York o a Mosca che non a Monaco o a Treviri” (28).

* Traduzione dal tedesco di Antonio Caracciolo, apparsa in "Behemoth, n. 5, gennaio-giugno 1989, p. 29-38.

NOTE

19) CS, Römischer Katholizismus und politische Form, Hellerau 1923, p. 45.
(20) CS, Der Wert des Staates..., cit., 95.
(21) Ivi.
(22) CS, Römischer Katholizismus..., cit., 51.
[23] Cfr. la raccolta di saggi di Carl Schmitt: Donoso Cortés in gesamteuropäischer Interpretation, Köln 1950.
[24] CS, Politische Theologie, München u. Leipzig, 1922, p. 54.
[25] Ivi. Si intende la definizione di Donoso della borghesia come“clase discutidora”.
(26) Ivi, 5l.
(27) CS, De Begriff des Politischen, ed. 1933, p. 11. [Si riferisce alla differenza fra inimicos e hostes).
(28) CS, Der Begriff des Politischen, ed. 1932, p. 68 s. Dapprima in: Europäische Revue, 1929, H. VIII, “Die europäische Kultur in Zwischenstadien der Neutralisierung”, p. 5 17ss.

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