05 gennaio 2007

Annotazioni autografe di Schmitt a PuB: pag. 112

Pag. 112


TESTO TEDESCO

wirtschaftlichen Struktur an dem überlieferten Verfassungsschema von l789 und 1848 fest. Auch die Weimarer Verfassung von 1919 entspricht im wesentlichen dem alten Typus und könnte, wie Rathenau richtig gesagt hat, von 1848 sein. Dagegen sind in dieser Hinsicht, das heißt für die staatsorganisatorische Anerkennung der neuen wirtschaftlichen und sozialen Probleme, die bolschewistische und die faschistische Verfassung überaus modern und eigentliche “Wirtschafts-Verfassungen”. Ich erkläre mir das vorläufig folgendermaßen: Gerade nicht intensiv industrialisierte Länder wie Rußland und Italien können sich heute eine “Wirtschafts-Verfassung” geben. In hochentwickelten Industriestaaten dagegen ist die innerpolitische Lage ganz beherrscht von dem Phänomen der “sozialen Gleichgewichtsstruktur” zwischen Kapital und Arbeit, Arbeitgeber und Arbeitnehmer. Dieses Phänomen, wohl von Otto Bauer zuerst erkannt und benannt, ist dann von O. Kircheimer in einem interessanten Aufsatz in der Zeitschrift für Politik (Bd. 17, 1928, S. 596) staats- und verfassungstheoretisch behandelt worden. Wenn es heute zum hochentwickelten modernen Industriestaat gehört, daß Arbeitgeber und Arbeitnehmer einander mit ungefähr gleicher sozialer Macht gegenüberstehen und jedenfalls keine dieser Gruppen ohne einen furchtbaren Bürgerkrieg der anderen eine radikale Entscheidung aufdrängen kann, so sind auf legalem Wege soziale Entscheidungen und fundamentale Verfassungsänderungen nicht möglich, und alles, was es an Staat und Regierung gibt, ist dann mehr oder weniger eben nur der neutrale (und nicht der höhere, aus eigener Kraft und Autorität entscheidende) Dritte. Eine Suprematie des Staates gegenüber der Wirtschaft ist nur mit Hilfe einer geschlossenen, ordensmäßigen Organisation durchführbar. Sowohl der Faschismus als auch der kommunistische Bolschewismus bedarf zu seiner Überlegenheit über die Wirtschaft eines solchen “Apparates”. Die soziologischen Benennungen, die Herr von Beckerath hier gebraucht (S.141), sind terminologisch nicht klar, weil sie Partei, Orden und Kaste nicht scharf genug trennen. Doch ist es für eine staatstheoretische Betrachtung wesentlich, auch im sprachlichen Ausdruck zu unterscheiden. Wie soll der Staat der höhere und mächtigere Dritte sein, wenn er nicht eine starke, festformierte, in sich geschlossene und daher nicht wie die Partei auf freier Werbung beruhende, hierarchische Organisation zur Verfügung hat? Der ungeheuren neuen Aufgabe ist nur eine solche neue Organisation gewachsen. Es gehört zum Schicksal Deutschlands, daß es bereits vor hundert Jahren eine großartige philosophische Theorie vom Staat als dem höheren Dritten produziert hat, die von Hegel über Lorenz von Stein zu den großen Nationalökonomen (wie Schmoller und Knapp) geht, die dann einer ziemlich rohen Verflachung anheimfiel und leicht als Lehre vom Obrigkeitsstaat verschrien werden konnte, weil ihr in der soziologischen Wirklichkeit keine neue, mit soziologischem Bewußtsein der neuen Situation geschaffene Organisation entsprach, sondern nur ein gut diszipliniertes und technisiertes Beamtentum in Verbindung mit einer traditionalistisch verhärteten, national verwirrenden Pluralität von

TRADUZIONE ITALIANA

È sorprendente come due Stati come la Russia bolscevica e l’Italia fascista siano i soli che abbiano fatto il tentativo di rompere con il cliché costituzionale tradizionale del XIX secolo ed esprimere le grandi modifiche nella struttura economica e sociale del paese anche nell’organizzazione statale e in una costituzione scritta. I grandi Stati industrali egemoni (dei quali invero l’Italia non fa parte) malgrado tutte le modifiche alla loro struttura sociale ed economica si mantengono fermi allo schema costituzionale tradizionale del 1789 e del 1848. Anche la costituzione di Weimar del 1919 corrisponde nell’essenziale al vecchio tipo e potrebbe essere del 1848, come Rathenau ha detto giustamente. Al contrario, sotto questo aspetto, cioè il riconoscimento organizzativo statale dei nuovi problemi economici e sociali, la costituzione bolscevica e quella fascista sono assai moderne e vere e proprie “costituzioni economiche”. Io al momento mi spiego ciò nel modo che segue: proprio paesi non intensamente industrializzati possono darsi oggi una “costituzione economica”. Negli Stati industriali altamente sviluppati, invece, la situazione politica interna è del tutto dominata dal fenomeno dell’“equilibrio sociale strutturale” fra capitale e lavoro, datori di lavoro e lavoratori. Questo fenomeno, invero dapprima riconosciuto e definito da Otto Bauer, è stato poi trattato da O. Kirchheimer in un interessante saggio nella Zeitschrift für Politik (Bd. 17, 1928, p. 596). Se oggi è tipico del moderno Stato industriale altamente sviluppato il fatto che datori di lavoro e lavoratori si contrappongano l’un l’altro con un potere sociale all’incirca eguale e in ogni caso nessuno di questi gruppi può imporre all’altro una decisione radicale senza una terribile guerra civile, allora non sono possibili per via legale decisioni sociali e modifiche costituzionali fondamentali, e tutto ciò che resta allo Stato ed al governo è più o meno solo il ruolo del terzo neutrale (e non in più alto grado, che decide per forza ed autorità propria). Una supremazia dello Stato nei confronti dell’economia è attuabile solo con l’aiuto di un’organizzazione chiusa e ordinata. Tanto il fascismo quanto il bolscevismo comunista hanno bisogno di un simile apparato per la loro superiorità sull’economia. Le definizioni sociologiche, che il Signor von Beckerath usa qui (p. 141), non sono terminologicamente chiare, perché esse non separano abbastanza nettamente partito, ordine e casta. Ma questo è essenziale per una trattazione di teoria dello Stato, anche per distinguere nell’espressione linguistica. Come può essere lo Stato il terzo più alto e più potente, se non ha a disposizione un’organizzazione gerarchica, forte, solidamente strutturata, in sé conclusa e perciò non come il partito che si basa sulla libera propaganda? All’altezza del nuovo immane compito è soltanto una nuova siffatta organizzazione. Fa parte del destino della Germania il fatto che già cento anni fa si sia prodotta una grandiosa teoria filosofica dello Stato come terzo superiore, che va da Hegel attraverso Lorenz von Stein ai grandi economisti nazionali (come Schmoller e Knapp) , che poi cadde in un appiattimento assai grossolano e poté essere facilmente screditata come dottrina dello Stato autoritario, perché ad essa nella realtà sociologica non corrispondeva nessuna nuova organizzazione, creata con consapevolezza sociologica della nuova situazione, ma solo una burocrazia ben disciplinata e tecnicizzata unita con una pluralità di dinastie, tradizionalisticamente irrigidita, nazionalmente confusa, il cui fondamento ideale era il concetto politicamente paralizzante di legittimità . Il fascismo invece con buon motivo conferisce valore all’essere rivoluzionari.

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